Vivere in crisi è vivere inquieti, ma tutta la vita si vive inquieti, nessuna vita mentre la si vive è calma e tranquilla, per quanto lo si desideri. Non è solo l’inquietudine a caratterizzare il vivere in crisi ma, in ogni caso, un inquietudine eccessiva, oltre il limite della sopportazione.
La crisi mostra le viscere della natura umana, l’abbandono dell’uomo che è rimasto senza appiglio, senza un riferimento, il riferimento di una vita che non ha alcuna meta. In mezzo a tanta sventura, allora, noi che viviamo in crisi, abbiamo forse il privilegio di poter vedere chiaramente la vita, come se fosse allo scoperto, perché si è rivelata. Questa è l’esperienza della crisi. Vedere chiaramente e senza inganno la vita.
Nei momenti in cui la vita appare allo scoperto l’uomo si sente nudo, fuga e ansia di trovare una figura nella quale identificaci ci fa precipitare negli equivoci più dolorosi. Ci vorrebbe un po’ di coraggio, solo un po’. Per guardare poco alla volta tale nudità, per custodire non il sogno, ma piuttosto le radici stesse del sogno, per vedere cosa ci rimane, quando ormai non ci rimane più nulla.
(Maria Zambrano, Verso un sapere dell’anima)