In che cosa consiste la perplessità?
La perplessità consiste nella mancanza di visione: è perplesso non chi non pensa, ma chi non vede. Di ciò il ragionamento non è la cura, anzi, per la sua stessa ricchezza può produrre perplessità. La visione, la visione della propria vita in unione con gli altri, è la cura della perplessità.
Il perplesso avverte che il centro del suo animo, quello che i mistici chiamano centro o fondo dell’anima, rimane intatto, anzi non sentito.
La vita ha sempre una figura, che si offre in una visione, in una intuizione, non in un sistema di ragioni. La figura è l’irrinunciabile del sapere, figura in cui si deve muovere la fantasia e un certo grado di amore.
(Maria Zambrano, Verso un sapere dell’anima)
La capacità di riflettere sui personali stati affettivi ed emotivi risulta essere la colonna portante affinché ogni individuo sappia ascoltare la voce della propria anima ed esprimere al meglio la sua autenticità. Essere se stessi e soprattutto percepire una aderenza psicologica tra il Sé l’Io, ossia tra il mondo interiore e la percezione che ognuno ha di esso, rappresenta un passo evolutivo fondamentale per la crescita psichica dell’essere umano.
Conoscere la propria verità interiore rappresenta il traguardo da raggiungere, perché altrimenti l’uomo rimane vittima o preda delle scelte altrui, delle tendenze collettive e omologanti che regnano nella realtà circostante.
Nella discesa sempre più profonda e dolorosa nei propri inferi abissali ovvero nella propria realtà inconscia che custodisce segreti e fantasie le emozioni sono le guide polari in grado di indicarci la strada migliore da seguire, quella più irta e travagliata forse, ma sicuramente quella più feconda per l’arricchimento e la maturazione della propria personalità.
( Aldo Carotenuto, Il tempo delle emozioni)